La ptosi palpebrale o blefaroptosi è una condizione clinica caratterizzata dall’abbassamento anomalo della palpebra superiore di uno o entrambi gli occhi, provocato da un’alterazione della funzionalità del muscolo responsabile.
È una condizione che può essere congenita (presente dalla nascita) o acquisita (svilupparsi con gli anni) e può essere il sintomo di disturbi diversi, da problemi muscolari a disfunzioni nervose.
La ptosi se non viene diagnosticata e trattata per tempo può compromettere non solo l’equilibrio estetico palpebrale ma anche la vista in quanto la palpebra colpita arriva a coprire l’occhio in maniera parziale o completa, oscurando totalmente la pupilla e il campo visivo.
Quali sono le cause degli abbassamenti delle palpebre (ptosi)?
Le cause degli abbassamenti palpebrali sono numerose, ma le più ricorrenti sono:
- Danni ai nervi che controllano il muscolo palpebrale (paralisi del nervo oculomotore, miastenia grave, Sindrome di Horner);
- Disfunzioni muscolari (distrofie e miopatie congenite);
- Disfunzioni delle ghiandole tiroidee;
- Tumori Palpebrali;
- Edemi;
- Cisti;
- Invecchiamento dei tessuti palpebrali;
- Lesioni traumatiche nell’area della palpebra.
Quali tipi di ptosi esistono?
A seconda della loro funzionalità esistono tre diversi tipi di ptosi:
- Ptosi lievi: in cui l’abbassamento supera di poco il bordo corneale;
- Ptosi medie: in cui l’abbassamento raggiunge la pupilla;
- Ptosi severe: in cui viene superato il centro della pupilla che, talvolta, viene coperta completamente.
Nonostante le ptosi lievi e medie siano un problema prevalentemente estetico, quelle severe possono compromettere gravemente la vista del paziente causando ambliopia nei bambini e cecità negli adulti.
A seconda della loro causa invece le ptosi si distinguono in 6 diverse categorie:
- Ptosi congenita: presente sin dalla nascita, a causa di malformazioni o traumi avvenuti durante il parto. Quasi sempre bilaterale.
- Ptosi senile: favorita dalla vecchiaia e dovuta all’enoftalmo, un anomalo infossamento del bulbo oculare nell’orbita, tipico della terza età.
- Ptosi Miogenica: causata da un indebolimento del muscolo elevatore, comune nei pazienti affetti da miastenia o distrofia muscolare;
- Ptosi Neurogena: causata da una mancanza di segnale nervoso nel muscolo oculomotore, prevalente nei bambini;
- Ptosi Meccanica: provocata dalla presenza di un angioma, una neoformazione della palpebra superiore che provoca un abbassamento “meccanico”;
- Ptosi Aponeurotica: causa più comune di abbassamento palpebrale, provocata dai cambiamenti anatomici legati all’età o all’indebolimento delle connessioni muscolari della palpebra a causa di un intervento chirurgico;
- Pseudoptosi: tutte le condizioni che simulano un abbassamento palpebrale superiore pur in presenza di una palpebra funzionalmente integra.
Quali sono i sintomi della ptosi della palpebra?
Il principale sintomo della ptosi palpebrale consiste nell’abbassamento anomalo della palpebra superiore ma vi sono altri sintomi ricorrenti quali:
- Riduzione del campo visivo;
- Affaticamento oculare;
- Diplopia (visione doppia);
- Irritazione oculare;
- Mal di testa.
Nelle sue prime fasi questo disturbo può essere quasi impercettibile almeno finché non degenera nel completamento oscuramento delle parti principali dell’occhio.
Per questo motivo un regolare controllo medico risulta fondamentale a determinare la presenza o meno di ptosi palpebrale e ad impedirne il deterioramento.
Nei casi in cui la ptosi si manifesti in maniera rapida (pochi giorni o ore), potrebbe significare la presenza di un problema molto grave che va assolutamente trattato il prima possibile.
Come si diagnostica la ptosi?
È importante ricordare che, se la ptosi è unilaterale, una semplice visita ortottica dal proprio medico di fiducia è sufficiente per ottenere una diagnosi corretta. Tuttavia se la ptosi è bilaterale lo specialista potrebbe effettuare ulteriori test per accertarne le caratteristiche:
- Esame del campo visivo: per determinare la gravità della patologia e differenziare un problema puramente estetico da un deficit funzionale, responsabile di un oscuramento che copra oltre il 40% del campo visivo.
- Esame della lampada a fessura.
- Test di stress per miastenia grave.
Quando preoccuparsi e contattare un medico?
È fondamentale contattare tempestivamente uno specialista (oftalmologo o chirurgo oculoplastico) se la ptosi rappresenta il sintomo di una malattia sistemica, muscolare o neurologica.
Quali sono i disturbi associati a la ptosi palpebrale?
La ptosi palpebrale può essere associata a diversi disturbi, sia oculari che sistemici. Tra questi troviamo:
- Ambliopia o occhio pigro;
- Strabismo;
- Cheratopatia (secchezza e danni alla cornea);
- Sclerosi multipla;
- Diabete mellito;
- Tumori oculari.
Come si corregge la ptosi palpebrale?
Nelle forme severe di ptosi bisogna intervenire il prima possibile con un intervento chirurgico: nei bambini, però, è importante attendere il completo sviluppo corporeo prima di procedere. Si tratta in ogni caso di un’operazione complessa durante la quale stabilire con estrema precisione la quantità di rinforzo del muscolo da inserire per ripristinare una corretta regolazione.
In cosa consiste l’operazione
L’intervento chirurgico per trattare la ptosi palpebrale è un’operazione complessa il cui scopo è ripristinare il rinforzo del muscolo elevatore della palpebra o del muscolo di Muller. Nonostante quest’operazione sia sempre consigliata in caso di ptosi palpebrale grave, nei bambini è necessario aspettare il completo sviluppo corporeo.
L’intervento viene svolto da un chirurgo specializzato in oftalmoplastica (la chirurgia specializzata nelle palpebre e negli occhi) ed è eseguito in anestesia locale in regime di day hospital con una durata di circa mezz’ora.
Il medico sceglierà il tipo di intervento più adeguato in base alla ptosi del paziente:
- Reinserimento dell’aponeurosi del muscolo elevatore (utilizzato per le ptosi senili);
- Resezione del muscolo elevatore (utilizzato per le ptosi medie e gravi);
- Sospensione al muscolo frontale (utilizzando come supporto il muscolo elevatore della fronte per rimediare alla carenza del muscolo palpebrale).

Ci sono rischi?
Come ogni intervento anche quello per la ptosi palpebrale comporta alcuni rischi. I più comuni sono:
- Sovracorrezione: la palpebra viene sollevata eccessivamente lasciando l’occhio troppo aperto esponendo il paziente ad agenti esterni e perforazioni corneali.
- Sottocorrezione: la palpebra non viene sollevata abbastanza e l’occhio, seppure parzialmente, resta coperto.
- Asimmetria: le due palpebre possono risultare lievemente disallineate.
- Difficoltà nella chiusura dell’occhio: se il muscolo è stato accorciato eccessivamente.
- Infezione;
- Sanguinamento o ematoma;
- Cicatrici visibili.
Generalmente però tutti i pazienti che si sottopongono all’intervento chirurgico per la ptosi palpebrale riscontrano un notevole miglioramento dell’acuità visiva e della percezione del campo visivo.
Quali altre procedure sono disponibili per correggere o almeno contrastare le palpebre cadenti?
Oltre all’intervento chirurgico, esistono anche diversi esercizi di ginnastica facciale e oculare per palpebre cadenti che sono in grado di rafforzare i muscoli responsabili del sostegno della palpebra. Questi esercizi sono numerosi e si possono svolgere autonomamente, dedicando solamente pochi minuti al giorno.
Anche l’uso di occhiali “stampella” o speciali lenti a contatto può essere un rimedio alternativo per offrire un ulteriore sostegno al muscolo palpebrale.
Blefarocalasi: di cosa si tratta e in cosa si differenzia dalla ptosi?
La blefarocalasi consiste nel fisiologico rilassamento del tessuto palpebrale dovuto alla vecchiaia. Con il passare degli anni la cute palpebrale di molti pazienti si estende e ripiega su sé stessa, arrivando, come una ptosi, ad oscurare parte del campo visivo.
Diversamente dalla ptosi però il problema non è causato dall’abbassamento del bordo palpebrale ma solo da un eccessivo strato di cute che può essere quindi facilmente eliminato grazie alla blefaroplastica.
Si può prevenire la ptosi?
La ptosi non si può prevenire ma è importante consultare uno specialista alla prima comparsa dei suoi sintomi in modo da intervenire tempestivamente con un intervento che sia poco invasivo e non comprometta la vista del paziente.
Come si vive con la ptosi?
Vivere con la ptosi può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana mentre si compiono attività come leggere, guidare o salire e scendere le scale. Per questo motivo gli specialisti hanno redatto una serie di linee guida essenziali per compensare questo difetto visivo:
- Proteggere gli occhi da possibili irritazioni indossando occhiali da sole all’aperto e usando lacrime artificiali in caso di secchezza oculare;
- Aumentare l’illuminazione a casa o al lavoro per ridurre lo sforzo visivo;
- Controllare la postura, specialmente nel caso in cui si tenda ad inclinare il collo per vedere meglio. In questi casi è consigliato fare stretching e esercizi specifici in modo da ridurre i dolori muscolari.
Qual è il prezzo della chirurgia della ptosi?
Il prezzo dell’operazione alle palpebre cadute dipenderà dal tipo d’intervento che il medico riterrà necessario per il paziente. Insomma, il costo di questo trattamento è totalmente personalizzato sulla base del singolo caso.
Fonti
- National Library of Medicine (NIH) – Palpebral ptosis: clinical classification, differential diagnosis, and surgical guidelines: an overview
- National Library of Medicine (NIH) – Ptosis correction
- Healthline – Ptosis: Droopy eyelid causes and treatment
- Mount Sinai – Eyelid drooping
- Harvard Medical School – Drooping Eyelid (Ptosis)
- Johns Hopkins Medicine – Eyelid Lift
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NOTA BENE
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Articolo supervisionato dalla
Medico chirurgo di Clinica Baviera Milano
Collabora con Clinica Baviera Italia come Chirurgo Oculista dal 2001. Ha collaborato Clinica Baviera Spagna presso la Clinica di Barcellona dal 2003 al 2008. Si interessa in particolare della chirurgia del segmento anteriore, come la Chirurgia dei Difetti Refrattivi; miopia, ipermetropia, astigmatismo, con tecniche laser e impianto di lenti intraoculari (ICL), chirurgia della cataratta con l’impianto di lenti multifocali.