La corioretinopatia sierosa centrale, nota anche come coroidite sierosa centrale, è una patologia oculare che può colpire in modo improvviso, causando visione offuscata o distorta. 

È tipica degli uomini tra i 30 e i 50 anni e nonostante spesso si risolva spontaneamente, questa patologia può diventare cronica o recidivare. Gli esperti hanno dunque trovato tecniche e consigli per ridurre il rischio di ricadute.

Cos’è la corioretinopatia sierosa centrale?

La corioretinopatia sierosa centrale è una malattia retinica caratterizzata dall’accumulo di liquido sieroso (essudazione vascolare) sotto la retina, più precisamente sotto la macula, la zona centrale della retina responsabile della visione nitida. Questo accumulo provoca un sollevamento del neuro-epitelio e una conseguente alterazione della normale funzionalità visiva. 

Quali sono le cause o i fattori di rischio della corioretinopatia sierosa centrale?

Le principali cause e fattori di rischio della corioretinopatia sierosa centrale sono:

  • Lo stress cronico;
  • L’uso di corticosteroidi sistemici;
  • Pressione alta;
  • Disturbi del sonno (apnea notturna);
  • Gravidanza;
  • Fumo.

Gli individui iperattivi e competitivi sono i soggetti più colpiti da questo disturbo.

Quali sono i sintomi della coroidite?

Nelle prime fasi la coroidite è silente e i sintomi colpiscono quasi sempre un occhio alla volta. I più caratteristici ed evidenti sono:

In alcuni pazienti l’insorgenza dei sintomi visivi può essere preceduta o accompagnata da mal di testa. 

È importante ricordare però che, nel caso in cui il distacco neurosensoriale non colpisce il centro della macula, si possono anche non avvertire sintomi.

Quali tipi di coroidite ci sono?

Esistono diversi tipi di coroidite:

  • Coroidite sierosa centrale acuta o classica: è il tipo più comune e si nota perché di solito scompare senza trattamento. A volte, anche se l’acuità visiva recupera, c’è una certa perdita di sensibilità al contrasto.
  • Coroidite sierosa centrale ricorrente: è associato a una prognosi peggiore, a una diminuzione dell’acuità visiva e a un’alterazione della visione a colori.
  • Coroidite sierosa centrale cronica: quando il problema persiste per più di 3-6 mesi. Di solito è associato all’atrofia del fotorecettore e a disturbi visivi persistenti.

Come viene diagnosticata la coroidite?

Durante il controllo del fondo oculare, l’oculista rileverà il sollevamento della zona centrale della macula e le possibili lesioni.

Per fare ciò ricorrerà a diversi strumenti diagnostici:

  • L’OCT (Optical Coherence Tomography) che permette di stabilire e misurare il fluido accumulato sotto la retina;
  • La fluorangiografia, un esame fondamentale per lo studio della circolazione della retina, attraverso il quale viene identificato il punto di perdita del fluido.

Qual è il trattamento per la coroidite?

Vi sono diversi tipi di trattamento a seconda della tipologia di coroidite da cui il paziente è afflitto. 

Nei casi più comuni si utilizza l’approccio “wait and see”, una strategia medica che consiste nell’evitare un intervento immediato e monitorare l’evoluzione della patologia in quanto può regredire spontaneamente.

Se invece il paziente presenta una coroidite cronica o persistente allora sarà necessario uno dei seguenti trattamenti:

  • Terapia fotodinamica (PDT): serve a chiudere i vasi sanguigni anomali e a ridurre il gonfiore attraverso l’utilizzo di un laser a bassa potenza che fa riassorbire il liquido;
  • Laser a microimpulsi: un laser molto delicato che, attraverso impulsi di luce molto brevi, non brucia i tessuti e stimola la retina a guarire senza cicatrici.

Nei casi molto particolari il medico può raccomandare l’utilizzo di farmaci anti-VEGF, medicine iniettate all’interno dell’occhio che bloccano la sostanza responsabile della formazione di vasi sanguigni anomali.

Come si evolve la coroidite sierosa centrale?

Generalmente la coroidite sierosa centrale è di breve durata e il liquido sottoretinico viene riassorbito entro 1-6 mesi. La vista torna quella di prima anche se i pazienti possono risentire di una leggera diminuzione della loro abilità di distinguere i colori.

Nei casi più rari invece il fluido sottoretinico ci mette tra i 6 e i 12 mesi a riassorbirsi e questo può portare una possibile perdita dell’acuità visiva nel paziente.

Possono esserci complicazioni?

Le principali complicazioni sono:

  • Perdita visiva permanente: se il liquido sottoretinico persiste troppo a lungo o si verificano più episodi può esserci un danno irreversibile all’epitelio pigmentato retinico e ai fotorecettori, con conseguente riduzione della vista.
  • Distorsione visiva cronica: anche dopo la risoluzione del fluido, alcuni pazienti possono continuare a percepire distorsioni visive.
  • Neovascolarizzazione coroideale: nei casi cronici si sviluppa una crescita anomala di nuovi vasi sanguigni che può aumentare il rischio di emorragie, essudati e portare grandi danni alla nostra vista.

È possibile prevenire la coroidite?

Non è possibile prevenire la coroidite ma si può limitare il rischio di svilupparla o di avere recidive, specialmente se si è predisposti. I consigli principali sono:

  • Evitare i corticosteroidi;
  • Ridurre lo stress;
  • Controllare i disturbi del sonno;
  • Mantenere uno stile di vita equilibrato: evitare alcol, fumo e seguire una dieta sana e una regolare attività fisica.

Come si vive con la corioretinopatia sierosa centrale?

Per convivere con la corioretinopatia sierosa centrale il consiglio principale è quello di stabilire con il proprio specialista regolari visite oculistiche per monitorare il fluido sottoretinico e l’eventuale ritorno della malattia, cercando sempre di ridurre al minimo lo stress nella propria routine quotidiana.

Fonti

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NOTA BENE

I contenuti medici inclusi nel sito web sono stati scritti e rivisti da personale medico qualificato. Le informazioni contenute in questo sito sono presentate a solo scopo informativo e non intendono sostituire in alcun modo il parere del proprio medico curante o della visita specialistica. In nessun caso costituiranno la diagnosi o la prescrizione di un trattamento.


Barbara prandi

Articolo supervisionato dalla

Dott.ssa Barbara Prandi

Medico chirurgo di Clinica Baviera Milano

Collabora con Clinica Baviera Italia come Chirurgo Oculista dal 2001. Ha collaborato Clinica Baviera Spagna presso la Clinica di Barcellona dal 2003 al 2008. Si interessa in particolare della chirurgia del segmento anteriore, come la Chirurgia dei Difetti Refrattivi; miopia, ipermetropia, astigmatismo, con tecniche laser e impianto di lenti intraoculari (ICL), chirurgia della cataratta con l’impianto di lenti multifocali.

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