Che cos’è la xeroftalmia?

Curiosità
Che cos’è la xeroftalmia?
05/11/2021
Tempo di lettura: 3 Minuti

La xeroftalmia è una grave patologia oculare causata da un’elevata carenza di vitamina A, che può danneggiare la funzione visiva. La principale caratteristica è data dalla secchezza oculare che può degenerare in ulcerazione corneale (ovvero cheratomalacia) e in cheratocongiuntivite secca. Il significato etimologico della parola infatti è “occhio secco”, dal greco xero, “secco”, e ophthalmós, “occhio”.

Secondo alcuni dati, la xeroftalmia rappresenta la principale causa di cecità infantile nei paesi in via di sviluppo. Per quanto riguarda i sintomi, i disturbi lamentati dai pazienti sono vari: tra i più comuni possiamo citare:

Quali sono le cause della xeroftalmia?

Le cause della xeroftalmia possono essere multiple. In generale, questa malattia oculare è dovuta alla perdita di cellule della congiuntiva e da un’alterazione delle cellule dell’epitelio congiuntivale. Queste alterazioni causano la cheratinizzazione dell’epitelio congiuntivale che conferisce a tale tessuto un aspetto secco con un inspessimento e raggrinzimento della congiuntiva e una ridotta capacità di adattamento degli occhi all’oscurità.

Il cattivo funzionamento del film lacrimale – ovvero quella sottile pellicola liquida che ricopre la superficie anteriore degli occhi – fa in modo che la cornea acquisisca un aspetto opaco e ruvido, condizione conosciuta come “xerosi corneale”.

Alcuni aspetti che causano il problema sono:

  • Deficit di Vitamina A (è un problema che interessa i paesi in via di sviluppo) o suo malassorbimento;
  • Insufficiente secrezione di acqua, come nel caso della cheratocongiuntivite secca o nella sindrome di Sjögren, ovvero, una malattia infiammatoria autoimmune che determina una graduale riduzione del funzionamento delle ghiandole esocrine come quelle salivari, lacrimali e sudoripare.
  • Carente secrezione lipidica delle ghiandole lacrimali di Meibonio (la consistenza delle lacrime è maggiormente densa e viscosa);
  • Artrite reumatoide e altre malattie reumatologiche;
  • Ustioni chimiche o termiche;
  • Farmaci come diuretici, antidepressivi e beta-bloccanti;
  • Malattie epatiche croniche;
  • Pancreatite.

La secchezza della cornea e della congiuntiva possono portare a gravi problemi dell’epitelio corneale come ulcerazioni o cheratomalacia che progressivamente possono determinare la perdita della funzione visiva.

Come si diagnostica?

La diagnosi si basa sulla sintomatologia. L’elemento principale per la diagnosi è il controllo dell’apporto di Vitamina A che deve essere adeguato. Come esame diagnostico si utilizza il test di Schirmer, semplice, rapido e non invasivo, che misurerà la secrezione lacrimale basale, ovvero, il grado di umidificazione dell’occhio.

Un’altra tecnica utile per diagnosticare la xeroftalmia è la citologia ad impressione congiuntivale che, mediante il prelievo di un campione, consente di valutare gli strati cellulari della parte superficiale dell’epitelio congiuntivale.

Non è possibile invece basare la diagnosi esclusivamente sulla presenza delle macchie di Bitot o “macchie congiuntivali” – ovvero delle lesioni superficiali che appaiono come macchie schiumose di colore bianco/grigio sulla congiuntiva bulbare. Queste, infatti, possono essere causate da una condizione di malnutrizione generale e non necessariamente da una carenza di vitamina A, sebbene tradizionalmente vengano associate a quest’ultima.

Qual è il trattamento?

L’integrazione di Vitamina A, somministrata sia intramuscolo che per via orale, è uno degli elementi fondamentali per la regressione della cecità notturna e della xerosi congiuntivale. Questa soluzione dovrebbe garantire la cura della malattia in tempi non troppo lunghi.

Tuttavia, quando la malattia ha già coinvolto la cornea, il trattamento diviene più complesso.  In questi casi, infatti, è necessario:

  • Mantenere costante il livello di umidificazione dell’occhio grazie all’ausilio di prodotti che sostituiscano la funzione normalmente svolta dalle lacrime.
  • Evitare accuratamente l’esposizione a fonti di calore eccessivo o al vento.
  • Di notte, è importante applicare un lubrificante oculare che eviti di danneggiare ulteriormente le zone oculari colpite da xerosi.
  • Non utilizzare corticosteroidi: si può invece ricorrere agli antibiotici per scongiurare il rischio di infezioni batteriche.

Quali sono i rischi?

Le complicazioni principali riguardano il rischio di sviluppare infezioni batteriche/fungine e, solo nei casi più gravi e solitamente non curati per tempo, lesioni della cornea che, a loro volta, possono determinare l’insorgere di ulcere e cicatrici. 

In caso di deficit avanzato di vitamina A, la cornea può essiccarsi e diventare opaca, sviluppando erosioni e abrasioni che possono causare danni temporanei o permanenti alla capacità visiva e, talvolta, in assenza di trattamento, portare alla cecità.

Fonte

Dott. Federico Fiorini

Articolo supervisionato dal

Dott. Federico Fiorini

Medico chirurgo e Direttore Sanitario di Clinica Baviera Bologna

Collabora con Clinica Baviera come Chirurgo Oculista e Direttore Sanitario di Clinica Baviera Bologna dal 2020. È esperto in topografia corneale, oct, fluorangiografia, laser retinico e yag laser per la cataratta secondaria. Nella sua carriera ha svolto oltre 12.500 interventi tra chirurgia della Cataratta, chirurgia della Presbiopia, della Cornea, dello Pterigio, chirurgia del Glaucoma, chirurgia refrattiva e impianti di lente da camera posteriore (ICL). Esperto di chirurgia Palpebrale (Ectropion/Entropion, Dermatocalasi, Xantelasma, Calazio) e delle vie Lacrimali. Nel 2017 ha pubblicato una tecnica personale per la chirurgia dello Pterigio.

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